Pubblicata il: 23 Dicembre 2024

Il Gennargentu. Il volto wild della Sardegna

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Descrizione

Oltre le spiagge, e lo straordinario mare che le lambisce, si cela il grande acrocoro del Gennargentu, il cuore di pietra della Sardegna, ma di notevole interesse paesaggistico e naturalistico, regno della vita pastorale, in cui l’appartenenza e l’identità sono ancora sentite e continuamente ribadite. È una montagna difficile, aspra, severa, con i suoi poco più di 1800 metri la vetta più alta dell’isola, eppure l’aspetto resta quello di colline, di cime dolci e inargentate, che si levano, forse protettive, sui vicoli stretti e scoscesi, circondati dalle tipiche case barbaricine, dei borghi che si susseguono lungo le sue pendici. Li accomuna l’antica vocazione agropastorale, ma per il resto ciascuno costituisce un mondo a sé, con un proprio dialetto, un proprio costume e proprie tradizioni. Li si visita seguendo un percorso circolare, partendo da Fonni, 1000 metri di quota dove è possibile sciare con vista sul mare. Si prosegue per Desulo, scenograficamente avvolto da boschi di castagni, e poi si tocca Tonara, che lega la sua storia alla produzione del torrone. Prima di giungere a Gavoi, che sventola la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, si fa tappa al lago di Gusana, bacino artificiale dove a contendersi le acque dal blu intenso sono gli appassionati di pesca, canoa, windsurf.


Parlare di Sardegna e pensare al suo mare, quel mare cristallino dai colori unici, è inevitabile, scontato. Eppure c’è un mondo segreto e nondimeno affascinante, a tratti sconosciuto, che si cela dietro le spiagge dell’isola. È il Gennargentu, la principale eminenza montuosa della Sardegna che supera di poco i 1800 metri con la punta La Marmora, quella che a un viaggiatore dell’Ottocento si presentò all’orizzonte «come un vasto altopiano azzurro posato sul mare». Si tratta di una montagna difficile, aspra, severa, una montagna “vera”, seppure l’aspetto resta quello di colline più che di vere montagne, di cime dolci, misteriose e inargentate, che troneggiano sui borghi alle sue pendici, in un contesto da sempre votato alla pastorizia dove le tradizioni sarde sono vivissime negli splendidi costumi, nella raffinata produzione artigianale, nell’originalità della musica e del canto, nelle feste dal sapore antico. L’impatto è con un mondo agropastorale ben saldo, custode di tradizioni arcaiche, ma attenzione, il termine agropastorale non deve suonare come uno stereotipo fuori dal tempo, perché da queste parti è vero che le donne continuano a vestire in abiti tradizionali ma è anche vero che usano lo smartphone, e può capitare di incontrare il pastore con il suo gregge alla guida di un fuoristrada, e pure ben informato sulle problematiche del comparto agricolo e sulle normative comunitarie. L’esperienza qui è a tutto tondo: non solo tradizioni arcaiche, ma paesaggi incontaminati, panorami che spaziano su tutta l’isola, vette innevate in inverno e prati dalle sorprendenti fioriture nella bella stagione, cieli cupi che si alternano a terse notti stellate, bisbiglio delle sorgenti che fendono le pareti della montagna. Un percorso lungo le pendici del massiccio del Gennargentu consente sì di penetrare nel cuore pastorale della Sardegna, e di ciascun borgo coglierne le specificità, ma anche di entrare in un universo di straordinario valore paesaggistico e naturalistico. Si parte da Fonni, il paese più elevato della Sardegna, e attraverso una strada tortuosa di eccezionale panoramicità si aggira il massiccio del Gennargentu e si giunge a Desulo, dai caratteristici vicoli scoscesi che racchiudono dimore in pietra scistosa. Si prosegue per Tonara, dove può accadere di essere accolti dal profumo del torrone, la cui produzione artigianale fa parte della storia del borgo. La prossima è una tappa un po’ diversa, perché ci si ferma al lago di Gusana, un vero paradiso per gli appassionati di pesca, canoa e windsurf. Si giunge infine a Gavoi, borgo sospeso tra tradizioni e turismo che si fregia della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

Luoghi dell'esperienza

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Punto d'interesse

28CC+83 Villagrande Strisaili, Province of Nuoro, Italy

Punto d'interesse

Fonni

PRO LOCO
Via Zunnui 1
www.facebook.com/prolocodifonni

Se in inverno si ha voglia di sciare con vista sul mare, si viene qui, in questo grosso borgo di antica economia pastorale che si stende su un pianoro granitico alle falde settentrionali del Gennargentu. La posizione e l’altitudine ne hanno infatti favorito lo sviluppo turistico trasformandola in una rinomata stazione di sport invernali con il comprensorio sciistico del Bruncu Spina. «Un orizzonte favoloso circonda il villaggio: le alte montagne del Gennargentu, dalle vette luminose quasi profilate d’argento, dominano le grandi valli della Barbagia, che salgono, immense conchiglie grigie e verdi, fino alle creste ove Fonni, con le sue case di scheggia e i suoi viottoli di pietra, sfida i venti e i fulmini». Così Grazia Deledda descrive in “Cenere” Fonni, sorto in un sito già frequentato nell’antichità e documentato dal Medioevo, che a partire dal XVII secolo conobbe un significativo sviluppo economico e civile, facilitato anche all’insediamento di una comunità francescana. Di quelle «case di scheggia» e dei «suoi viottoli di pietra» c’è ancora traccia nel nucleo storico, che conserva esempi di rustica architettura tradizionale in granito a vista, dove non è raro imbattersi in case col tetto di tegole lignee, qui dette “scandulas”. Nel cuore del borgo risaltano anche la parrocchiale di San Giovanni Battista, che mantiene tracce dell’originaria struttura tardogotica, e, con l’annesso convento dei francescani, la basilica della Madonna dei Martiri, che per struttura e pregio di inserti e arredi è considerata uno dei maggiori episodi tardobarocchi in Sardegna. All’interno custodisce un venerato simulacro della Vergine realizzato a Roma alla fine del Seicento pare con un impasto ottenuto dalla frantumazione di ossa e reliquie di martiri; ma spicca anche la vasta serie di tempere parietali eseguite dai pittori locali Pietro Antonio e Gregorio Are, raffiguranti con modi popolareschi scene della prima diffusione del cristianesimo nell’isola. All’esterno non sfuggono certo all’attenzione le “cumbessìas”, rustici ricoveri tradizionalmente usati per accogliere i pellegrini che cingono la basilica.

Punto d'interesse

Gavoi

MUNICIPIO
Piazza Santa Croce 1
old.comune.gavoi.nu.it

Case barbaricine in granito grigio, dai balconi fioriti, disposte ad anfiteatro sul pendio digradante di una conca boscosa: è un piacere passeggiare tra vie e vicoletti per scoprire questo delizioso borgo in bilico tra economia agropastorale e villeggiatura, suggestioni letterarie e consapevolezza delle proprie radici. A dominare il compatto abitato, l’alto campanile della parrocchiale di San Gavino, di linee tardogotiche, risalente al XVI secolo, con facciata impreziosita da un elegante rosone e da un portale tardorinascimentale; all’interno spiccano un pulpito in legno intagliato del XVII secolo e un fonte battesimale in marmo sormontato da un bellissimo tempietto del 1706, anch’esso in legno intagliato e dorato. Interessante anche la rustica chiesetta di Sant’Antioco, per via dei singolari ex voto in filigrana d’oro e d’argento che ne rivestono le pareti. In luglio ad animare il borgo è L’isola delle Storie, questo il nome del piacevole festival letterario che attira a Gavoi scrittori, poeti, giornalisti, cantastorie e musicisti da tutto il mondo. Un’oasi di cultura nel cuore selvaggio della Sardegna che richiama tutti nelle strade, persino i bambini pronti a fornire indicazioni e programmi a chiunque ne abbia bisogno, pure ai loro coetanei, perché il festival comprende anche una sezione dedicata ai più piccini. Dibattiti nella cornice scenografica dei monti vicini, scrittori che rilasciano interviste dai balconi fioriti, musicisti e cantastorie che si esibiscono qua e là, reading in raccolti giardinetti pubblici. Tutto freme a Gavoi, e l’atmosfera è semplicemente incantevole.

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Desulo

COMUNE DI DESULO
Via Lamarmora 73
www.comune.desulo.nu.it
www.facebook.com/p/Comune-Di-Desulo-100064972140751

Nel cuore del Gennargentu e cinto da fitti boschi di castagni, Desulo è un antico borgo pastorale, sospeso tra tradizioni e turismo. Ma, nonostante la vocazione turistica legata all’escursionismo e allo sci, ancora viva rimane la tradizione artigianale dell’intaglio del legno, della tessitura dell’orbace e della produzione di pani e dolci tipici, e assai sentite sono le feste tradizionali, un’occasione per ammirare l’antico costume locale dagli squillanti colori rosso, giallo e blu. Articolato in tre rioni, il centro storico conserva angoli suggestivi immutati nel tempo e architetture tradizionali in pietra scistosa con balconate lignee che racchiudono piccoli vicoli scoscesi. Ben preservata è l’antica parrocchiale di Sant’Antonio abate del XV secolo, che custodisce uno splendido pulpito ligneo secentesco; di particolare pregio architettonico è dedicata al patrono di Desulo, che ogni anno in gennaio viene festeggiato con l’accensione dei tradizionali falò, in un turbinio di colori, musiche e danze. Attigua è la parrocchiale nuova, custode di un bel Crocifisso del Cinquecento. Nella casa di Antioco Casula, famoso poeta sardo della prima metà del XX secolo, in arte Montanaru, è stato allestito il Museo etnografico Casa Montanaru che espone costumi tradizionali, oggetti dell’attività pastorale e della vita quotidiana nell’Ottocento e una mostra fotografica sulla transumanza e l’emigrazione dei desulesi nel Sud dell’isola, mentre nell’annessa biblioteca si conserva l’archivio del poeta. Sempre in onore di Casula è stato creato, in via Gramsci, il Museo Multimediale Montanaru che illustra, attraverso la viva voce delle poesie in lingua sarda di Montanaru, le tradizioni, la cultura e lo stile di vita del paese.

Punto d'interesse

Tonara

PRO LOCO
Piazza Mereu 1
www.prolocotonara.it

Sito di villeggiatura montana, dal quale partono itinerari per escursioni a piedi, in mountain bike e a cavallo verso le alte cime del Gennargentu, questo vecchio borgo pastorale si è formato dalla fusione dei tre antichi rioni di Arasulè, Toneri e Teliseri, con un tessuto urbano caratterizzato da scoscese viuzze sulle quali affacciano i balconi in legno di dimore rustiche ed essenziali, tra le quali qua e là svettano grandi sculture moderne in pietra e in legno realizzate da scultori isolani. Lungo la via principale è la parrocchiale di San Gabriele a farsi notare con l’originaria torre campanaria secentesca, coeva della chiesa che, andata progressivamente in rovina nel corso dei secoli, fu ricostruita agli inizi del Novecento in sobrie linee moderne. In borgata Toneri, la Casa Museo Porru è un esempio di antica dimora padronale, nei cui ambienti, sottoposti a un accurato restauro, sono stati ricostruiti la vita domestica e gli antichi mestieri. Antichi mestieri che ancora palpitano tra i vicoli scoscesi di questo raccolto borgo, a partire dal torrone, fatto con l’uso esclusivo di miele sardo e di frutta secca solo isolana e locale, del quale da più di un secolo Tonara è la capitale indiscussa. A sopravvivere qui è anche la produzione artigianale delle “arche”, casse in legno di castagno intagliate a mano, dei campanacci per gli armenti e dei tappeti che ripetono motivi tradizionali. Subito dopo la Pasqua si tiene una fiera dedicata al torrone, cui è abbinata la sfida del Campanaccio d’oro che coinvolge tutti i virtuosi artigiani del paese.

Punto d'interesse

Lago di Gusana

MUNICIPIO DI GAVOI
Piazza Santa Croce 1
old.comune.gavoi.nu.it

A un paio di chilometri da Gavoi, questo ampio bacino artificiale dal blu intenso, d’aspetto quasi alpino, realizzato nei primi anni Sessanta del Novecento sul fiume Taloro e sul rio Gusana, è perfettamente integrato nello splendido ambiente naturale che lo circonda, tra i fitti boschi e le aspre cime rocciose del Gennargentu. Dotato di strutture alberghiere moderne, è un vero paradiso per gli appassionati di pesca, canoa e windsurf, ma anche oasi di pace per chi qui viene in cerca di relax o vuole percorrere a cavallo gli splendidi scenari che lo avvolgono. All’altezza del ponte sul rio Aratu, una strada sterrata conduce ai quattro monumentali menhir di Perdas Fittas (“pietre conficcate”), che si alzano verso il cielo a breve distanza l’uno dall’altro. A circondarli un paesaggio fiabesco di querce secolari, profumati cespugli di mirto, prati tappezzati di orchidee selvatiche; a narrare dei loro millenni di storia, i segni incisi sulla pietra.